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I lupe i ju cane

Minestra di legumi

di Giuseppe Gualtieri

Fonte immagine : Web Sul Blog

I LUPE I JU CANE

« Ca séme fije de ji stésse patre,
ca séme stirpe della stéssa spèce,
ddu’ anemale sócce, quatr’i squatre!
Ma sarrà ‘ sséme cumma vine i fièce-

Fice i lupe a ju cane – Chi ‘nne véde
Che ‘ste sturièlle so’ cazze pe ride?!
I’ più le sènte dice, più ‘nce créde.
Quande nu ce ‘ncuntréme, ddu’ ‘mecide:

ècche quéle che séme, lup’i cane:
i’ t’ulésse scanna’, treta’ la coccia,
i tu stracciamm’i core i famme broda…».

U cane fice:« E’ mméjje ‘tt’alluntane
Che, èlle, nenn’éssa pensa’, i sor capoccia,
‘ tte sténghe a fa’ ‘na ‘ntésa che lla coda! ».
« Un bellissimo sonetto in dialetto, tratto dalla raccolta La Crestonta, del nostro compianto poeta e scrittore Giuseppe Gualtieri, che noi aiellesi abbiamo avuto modo di leggere ed ammirare anche nei suoi bei racconti in italiano, raccolti nei due tomi di Amarosce. In barba a quanti ritenevano il dialetto, soprattutto in passato, una lingua rozza di second’ordine, qui abbiamo la dimostrazione concreta di quanto il dialetto possa essere alla pari, per certi aspetti, dell’italiano, nelle mani di una persona istruitissima e sensibile come il nostro Giuseppe. Un sonetto di due quartine e due terzine, in cui le quartine sono a rima alternata (ABAB), e le due terzine ripetono vicendevolmente le stesso ordine di rime (CDE). Non lo traduco in italiano perché sarebbe operazione difficile, se non impossibile. Si perderebbe tutto. Come potrei rendere un’espressione come quella del terzo verso, prima quartina, ‘quatr’i squatre’ che significa ‘perfettamente simili’? Godiamocelo così come esso è stato composto nella lingua nativa dal poeta, e cerchiamo di amare di più i nostri dialetti! Perché la modernità punta all’omologazione di tutti e tutto, ci vuole soldatini con la stessa divisa, pronti a rispondere univocamente ai comandi che vengono dall’alto. Ma per fortuna l’uomo conosce altre dimensioni oltre quella della guerra, e la diversità è un valore vitale per la società, come lo è per la biologia e la sopravvivenza delle forme viventi. I lupi non possono diventare cani! Quanto alla presunta uguaglianza tra lupi e cani il poeta divinamente smonta tutto dicendo "Chi 'nne véde/che 'ste sturièlle so' cazze pe ride?!" »

Pietro Maccallini
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