No vallozzitto nano pettegolo e ‘ntrigante gliette, piano piano, a spigolà glio vallo deglio pollaio accanto. Volette sapè tutto de tutto glio vecinato de comme le commari faceano glio bucato, de comme i compari teneano tutto ‘mmani, de perchè e percome d’oggi e d’addomani. Non glie parea vero de esse a conoscenza de fatti e accadimenti pe rallegrà l’utenza. Intanto ‘na faina, entrata de soppiatto, facette lauto pasto e glio lassette a spasso. Glio vallozzitto nano, affranto e ammutolito, rentrette quatto quatto fiaccco e ‘nvelenito. Restette senza fiato a piagne e sospirà pensenne tra sè e sè “Chi me l’ha fatto fa!?”
Un galletto nano pettegolo e impiccione andò piano piano a spigolare il gallo del vicino pollaio. Volle sapere tutto di tutto il vicinato di come le comari facevano il bucato di come i compari comandavano in casa dei vari perché e percome di oggi e di domani. Non gli sembrava vero di aver saputo i fatti degli altri per rallegrare gl’impiccioni. Nel frattempo una faina entrata senza esser vista fece un lauto pasto (mangiò tutte le galline) e lo lasciò solo nel pollaio. Il galletto nano, affranto e silenzioso rientrò quatto quatto debole e arrabbiatissimo. Restò senza fiato a piangere e sospirare pensando tra sé e sé “chi me l’ha fatto fare??” (Potevo farmi i fatti miei)