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Glio vallozzitto nano

Galletto
di Emilia De Vecchis

GLIO VALLOZZITTO NANO

IL GALLETTO NANO

No vallozzitto nano
pettegolo e ‘ntrigante
gliette, piano piano,
a spigolà glio vallo
deglio pollaio accanto.
Volette sapè tutto
de tutto glio vecinato
de comme le commari
faceano glio bucato,
de comme i compari
teneano tutto ‘mmani,
de perchè e percome
d’oggi e d’addomani.
Non glie parea vero
de esse a conoscenza
de fatti e accadimenti
pe rallegrà l’utenza.
Intanto ‘na faina,
entrata de soppiatto,
facette lauto pasto
e glio lassette a spasso.
Glio vallozzitto nano,
affranto e ammutolito,
rentrette quatto quatto
fiaccco e ‘nvelenito.
Restette senza fiato
a piagne e sospirà
pensenne tra sè e sè
“Chi me l’ha fatto fa!?”
Un galletto nano
pettegolo e impiccione
andò piano piano
a spigolare il gallo
del vicino pollaio.
Volle sapere tutto
di tutto il vicinato
di come le comari
facevano il bucato
di come i compari
comandavano in casa
dei vari perché e percome
di oggi e di domani.
Non gli sembrava vero
di aver saputo
i fatti degli altri
per rallegrare gl’impiccioni.
Nel frattempo una faina
entrata senza esser vista
fece un lauto pasto (mangiò tutte le galline)
e lo lasciò solo nel pollaio.
Il galletto nano,
affranto e silenzioso
rientrò quatto quatto
debole e arrabbiatissimo.
Restò senza fiato
a piangere e sospirare
pensando tra sé e sé
“chi me l’ha fatto fare??” (Potevo farmi i fatti miei)
Dialetto piscanalese
Testo e traduzione a cura di Emilia De Vecchis
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